Superbonus 110, tutte le novità del decreto Semplificazioni 2021 e i possibili benefici
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@stefania giudice
14 giugno 2021, 7:37
Cresce l’attenzione sul superbonus 110, in particolare dopo l’approvazione e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Semplificazioni 2021 (decreto legge 77 del 31 maggio 2021). Ma quali sono le novità e i possibili benefici? idealista/news ne ha parlato con il presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, Maurizio Savoncelli.

In tema di superbonus 110, secondo quanto previsto dal decreto Semplificazioni 2021, “per favorire l’efficientamento energetico degli edifici sono semplificate le procedure per l’accesso al superbonus”. L’accesso al superbonus 110 per cento è inoltre “esteso agli interventi volti alla rimozione delle barriere architettoniche”. Ecco l’opinione del presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, secondo il quale si tratterà di un provvedimento positivo solo se sarà un grande progetto, realizzato con tempi giusti e risorse adeguate.

Il presidente del CNGeGL, Maurizio Savoncelli / CNGeGL
Il presidente del CNGeGL, Maurizio Savoncelli / CNGeGL
Con il decreto Semplificazioni sono state introdotte procedure più snelle per accedere al superbonus 110%. Cosa ne pensa?

“Il decreto Semplificazioni ha sicuramente sbloccato l’impasse più evidente, che era quella dell’asseverazione dello stato di legittimità dei fabbricati. Questo incentivo fiscale è caduto purtroppo in un momento storico molto particolare, in piena pandemia, con gli uffici in gran parte chiusi e con lo smart working, ma devo dire che è stata fatta una scelta molto opportuna. Stabilendo con il decreto Semplificazioni che gli interventi riferiti all’incentivo fiscale possono essere ricondotti alla manutenzione straordinaria, autorizzabili con la Cila, è stato sfoltito molto l’obbligo dell’asseverazione dello stato legittimo degli immobili, che rimane solo per i casi di demolizione e ricostruzione.

L’altra cosa di buon senso è l’avere richiesto anche nei casi di Cila il riferimento al titolo che ha autorizzato il fabbricato o al provvedimento che ne ha consentito la legittimazione ovvero è attestato che la costruzione è stata completata in data antecedente al 1° settembre 1967. In questo modo sono stati esclusi di fatto tutti quei fabbricati abusivi che non hanno un titolo e comunque è stata salvaguardata l’edilizia storica.

Si tratta dunque di un intervento di grande equilibrio, che salvaguarda il superbonus dagli abusi, perché se non c’è un titolo da citare con il quale è stato autorizzato l’immobile non si può accedere all’agevolazione, che però sblocca tutte quelle situazioni per le quali la presenza di alcune difformità o di alcuni abusi non consentiva di fare la dichiarazione dello stato di fatto. In ogni caso, sulle eventuali difformità o sugli eventuali abusi parziali, le amministrazioni potranno procedere. Consentendo il superbonus con la Cila, non si vanno a sanare eventuali piccole difformità o piccoli abusi, che rimangono, ma che vengono completamente svincolati da questo tipo di situazione”.

Al momento l’estensione del superbonus non riguarda gli alberghi, ma interessa case di cura, ospedali, poliambulatori, collegi, ospizi e caserme. Qual è la sua opinione? Cambierà qualcosa?

“Per quanto riguarda gli alberghi, attualmente il decreto li esclude e prevede l’estensione agli ospedali, alle case di cura, agli ospizi. Penso che sia un primo passo, perché l’obiettivo deve essere – e io sono convinto sarà – l’intero patrimonio edilizio esistente. La sicurezza e l’efficientamento energetico devono riguardare tutto il patrimonio edilizio esistente, non solo una parte, quella residenziale.

Sono convinto che questa apertura, ventilata in sede di conversione, troverà sfogo, perché in questo momento storico l’edilizia turistica ricettiva è un elemento economico importantissimo. Se dopo la pandemia vogliamo puntare nuovamente su un turismo importante quale fonte economica, che faccia Pil e che consenta anche al turismo straniero di tornare in Italia, c’è bisogno di presentare immobili che abbiano un’elevata efficienza energetica e soprattutto un’elevata sicurezza”.

Bisogna aspettarsi quindi ulteriori novità?

“Penso che in questi due mesi – dal 31 maggio, quando il decreto Semplificazioni è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, alla fine di luglio, il termine entro il quale dovrà essere convertito in legge – arriveranno ulteriori novità.

L’effetto del decreto Semplificazioni ha cominciato a farsi sentire già solamente quando sono circolate le prime bozze, in cui si parlava di questo snellimento. L’interesse è schizzato ed è cresciuto il numero delle pratiche. Gli ultimi dati ufficiali del 18 maggio registrano un salto di 6/7mila pratiche in poche settimane, siamo arrivati già a 1 miliardo e 800 milioni di importi autorizzati e dichiarati, numeri che penso cresceranno con la conversione in legge. Dai primi di settembre immagino un aumento esponenziale, sia in termini di numeri che in termini di importi utilizzati. Ma l’altra misura fondamentale, indispensabile ed essenziale, è la proroga”.

Ci sono dunque aspetti del superbonus che possono essere ancora migliorati?

“Ho detto in precedenza che l’obiettivo dovrà essere l’intero patrimonio dell’edilizia esistente, perché più grandi sono i numeri, più positiva sarà l’operazione. Servono però tempi ragionevolmente idonei. Si parla della proroga al 2023, ma non sarà sufficiente. Io penso che il ragionamento più logico sia quello di rapportare questa progettualità ai tempi del Next Generation Eu e quindi a tutti i sei anni previsti.

Oggi abbiamo già 18 miliardi a disposizione, di cui ne abbiamo utilizzati 2. Penso che i 20 miliardi messi nel Pnrr possano fare salire questo stanziamento economico a circa 40 miliardi, con i quali potremo fare una bella progettualità. Con la dotazione completa – cioè quella delle risorse italiane già sul tavolo, quindi 18 miliardi, più quei 20 miliardi ipotizzati come destinazione del Recovery Plan – penso che si possano avere termini oggettivamente idonei, quindi quei sei anni del Next Generation, e risorse, perché con 40 miliardi riusciamo a fare un intervento assolutamente positivo di cui c’è molto bisogno.

Devo dire che, lo scorso anno, nell’emanare il decreto Rilancio il governo ha capito che questo poteva essere uno dei pochi interventi economici che poteva dare rilancio all’economia. Ricordiamo che la filiera dell’edilizia copre un’enorme vastità di interessi. Si tratta di una filiera importantissima. Non bisogna poi dimenticare l’obiettivo sociale. Pensiamo alla ricaduta sulle bollette delle famiglie e alla sicurezza. Bene dunque la misura iniziale, perché se non ci fosse stato il decreto Rilancio non avremmo nulla. Bene gli interventi che sono stati fatti per rifinanziare, mi riferisco alla legge di Bilancio 2021 e alla proroga ad oggi fino a tutto il 2022. Bene il decreto Semplificazioni.

Una cosa importante è anche l’aver esteso la possibilità per l’abbattimento delle barriere architettoniche, perché con l’ultimo decreto diventa trainante anche la sicurezza sismica e quindi gli interventi sulle barriere architettoniche, che compongono un po’ quel mosaico di cui parliamo da tanti anni: la qualità del costruito, l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’efficientamento energetico, la sicurezza.

Alla fine, arriveremo a poter fare anche ragionamenti che portano a una rilettura in chiave sociale, perché la pandemia ha messo drammaticamente in evidenza situazioni delle quali non si era forse mai parlato. Pensiamo ad esempio alla difficoltà di vivere in un appartamentino di 60 mq in cui durante la pandemia hanno dovuto lavorare marito e moglie e fare la Dad magari due ragazzi. Il mercato immobiliare ha già messo in evidenza che oggi le persone chiedono, anziché un appartamento un po’ più grande, un appartamentino con una terrazza o con un giardino. C’è quindi tutto un ragionamento di carattere generale che si sta configurando, alla luce del quale servono tempi giusti e risorse giuste”.

Qual è, in conclusione, il suo giudizio?

“Il giudizio sul decreto Semplificazioni è assolutamente positivo, sono convinto che darà uno slancio molto importante. In Italia dobbiamo puntare a un grande progetto, che coinvolga il maggior numero di interventi e il maggior numero di risorse. Un progetto convergente sotto tutti i punti di vista: economico, della sicurezza, dell’efficientamento energetico, dell’abbattimento delle barriere architettoniche.

Serve anche una grandissima sinergia tra gli operatori. Noi, come Rete delle professioni tecniche, abbiamo fatto un grande lavoro con i Ministeri per dare un quadro complessivo e in progress di quelle che sono le necessità. C’è da lavorare ancora, ma con un quadro pandemico in via di miglioramento e con la conseguente piena operatività degli uffici la gestione degli interventi migliorerà. Serve buon senso. Ma soprattutto occorre sottolineare che questo sarà un provvedimento positivo, che darà risultati straordinari, solamente se sarà un grande progetto che verrà realizzato con tempi giusti e risorse adeguate”.

 



 

 

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In primis attraverso una riforma del quadro normativo e l'introduzione di&nbsp;<strong>diverse aliquote di detrazione a seconda delle performances generali raggiunte dall'edificio,</strong>&nbsp;da ottenere attraverso interventi con vari livelli di priorit&agrave;.&nbsp;</p> <p>Altre novit&agrave; sull'ecobonus 110 riguardano il desiderio di intervenire per eliminare il requisito&nbsp;<strong>del doppio visto di conformit&agrave;&nbsp;</strong>ed accompagnare la revisione anche a misure di&nbsp;<strong>semplificazione del Testo Unico dell'Edilizia.</strong>&nbsp;C'&egrave; inoltre da segnalare che nei giorni scorsi anche Camera e Senato hanno espresso il proprio favorevole alla proposta avanzata dagli operatori di settore di<strong>&nbsp;prorogare il superbonus fino alla fine del 2023.</strong></p> <p><strong>&nbsp;</strong></p> </div> <div class="field field-name-field-media-gallery">&nbsp;</div> <div class="article-social-stats cloned">&nbsp;</div> </div> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;</p> <p>&lt;p&gt;Com'&amp;egrave; cambiato il mercato immobiliare durante la pandemia, il focus del Notariato&lt;br /&gt;Notariato&lt;br /&gt;Notariato&lt;br /&gt; Commenti&lt;br /&gt;Autore:&lt;br /&gt;Valentina Rubertelli (collaboratore di idealista news)19 marzo 2021, 8:21&lt;br /&gt;Articolo scritto da Valentina Rubertelli, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Il Paese ed il mondo intero stanno attraversando il momento di pi&amp;ugrave; profonda crisi economica dopo quella del dopoguerra, crisi che ha piegato tutti i settori dell&amp;rsquo;economia, non meno quello delle compravendite immobiliari.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Il rapporto Istat, pubblicato proprio pochi giorni orsono, conferma un calo delle compravendite nella prima met&amp;agrave; del 2020: nel primo trimestre il totale ammonta a 157.126 (-17,9% rispetto al IV trimestre 2019 e -17,7% su base annua) e a 149.764 nel secondo trimestre (-17,3% rispetto al trimestre precedente e -30,8% su base annua).&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Il Consiglio Nazionale del Notariato, gi&amp;agrave; a maggio 2020, aveva pubblicato i dati che fotografavano l&amp;rsquo;andamento del mercato immobiliare e dei mutui in Italia nel mese di marzo 2020 in 10 grandi citt&amp;agrave; italiane (Roma, Milano, Napoli, Bari, Bologna, Torino, Palermo, Cagliari, Verona, Firenze) durante la fase 1 dell&amp;rsquo;emergenza Covid-19.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;In particolare i Dati statistici notarili registravano il calo delle compravendite di fabbricati abitativi (case e pertinenze) che si attestava intorno ad un -25% a Bologna e Firenze, fino a riduzioni di oltre il 50% a Milano (dovuto anche alla chiusura a singhiozzo delle conservatorie dei registri immobiliari), e a Verona.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;A Roma, Napoli, Bari e Palermo si registravano invece flessioni tra il 43% e il 47% circa (il rapporto completo &amp;egrave; disponibile online ). La "consistente diminuzione" delle compravendite si &amp;egrave; verificata improvvisamente nel primo trimestre 2020, dopo cinque trimestri consecutivi nei quali l'indice aveva superato i valori medi del 2010. Ci sono stati quindi, evidentemente, significativi momenti di crisi durante il lockdown.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Ciononostante, subito dopo la rinnovata possibilit&amp;agrave; di spostarsi tra le regioni e la graduale riapertura delle attivit&amp;agrave; economiche, si &amp;egrave; manifestata una voglia molto forte di acquistare casa, dettata non solo dalla necessit&amp;agrave; di concludere le transazioni lasciate in sospeso (nonostante i nostri studi siano sempre rimasti aperti perch&amp;eacute; riconosciuti dal legislatore come &amp;ldquo;attivit&amp;agrave; essenziali&amp;rdquo;), ma anche da una forma di reazione alla chiusura forzata.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;L&amp;rsquo;obbligo di rimanere chiusi dentro le mura domestiche ha portato infatti gli italiani a sviluppare nuove esigenze, prima fra tutte quella di un maggiore spazio, a discapito della centralit&amp;agrave; dell&amp;rsquo;abitazione, il che ha modificato profondamente a livello qualitativo il mercato immobiliare. Nelle citt&amp;agrave;, infatti, l&amp;rsquo;effetto pi&amp;ugrave; evidente della progressiva affermazione dello smart working si &amp;egrave; manifestata nella compravendita di immobili pi&amp;ugrave; grandi, che comprendano almeno un ambiente destinato ad uso ufficio. Come conseguenza, si registra sempre pi&amp;ugrave; spesso la tendenza a spostare la prima casa di chi risiedeva in una metropoli, sia nell&amp;rsquo;hinterland della metropoli stessa, sia in altre province della stessa regione e non. Uno spostamento in parte dettato dalla necessit&amp;agrave; di acquistare laddove i prezzi sono pi&amp;ugrave; contenuti e vi &amp;egrave; maggiore disponibilit&amp;agrave; di metrature pi&amp;ugrave; ampie nonch&amp;eacute; di soluzioni indipendenti.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Un&amp;rsquo;altra esigenza molto sentita, e registrata nei nostri studi da nord a sud, sempre legata alle realt&amp;agrave; metropolitane, &amp;egrave; quella di avere pi&amp;ugrave; spazi verdi a disposizione della famiglia: giardini o terrazzi che siano, il lockdown ha indubbiamente fatto aumentare la preferenza per le zone &amp;ldquo;green&amp;rdquo; per cui sempre pi&amp;ugrave; clienti scelgono i borghi di montagna al nord e le localit&amp;agrave; di mare al sud.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Anche la variet&amp;agrave; culturale e geografica del nostro Paese si sta esprimendo nel cambiamento qualitativo del mercato immobiliare residenziale impattato dall&amp;rsquo;emergenza covid. Fuori dalle grandi citt&amp;agrave;, infatti, nelle regioni meno urbanizzate, come quelle del centro Italia, dove la metratura degli immobili si attestava gi&amp;agrave; intorno ai 100 mq, ed il verde &amp;egrave; sempre stata una risorsa mai messa in discussione, abbiamo registrato una rivitalizzazione della vendita dei ruderi e pi&amp;ugrave; in generale degli immobili da ristrutturare all&amp;rsquo;interno dei centri storici e non. Le politiche fiscali, come quelle del bonus 110%, hanno infatti incentivato l&amp;rsquo;acquisto di una tipologia di immobile perlopi&amp;ugrave; vecchio e con rendimenti energetici scadenti, venduto a prezzi bassi nell&amp;rsquo;ottica della ristrutturazione a costo zero e conseguente rivalutazione del bene.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Anche nelle zone costiere, come ad esempio il litorale marchigiano, o le zone pi&amp;ugrave; turistiche della Sicilia, sembra che il mercato delle abitazioni residenziali abbia retto il contraccolpo della crisi pandemica, nonostante - in particolare al sud - gli immobili commerciali e le seconde case stiano subendo la pesante contrazione del turismo a causa della battuta d&amp;rsquo;arresto degli investitori internazionali.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Malgrado la crisi profonda che stiamo vivendo, quindi, il mercato immobiliare residenziale sembra non aver perso appeal per le famiglie italiane, come confermato dalla sostanziale tenuta dei prezzi, che da nord a sud non hanno subito un crollo verticale rispetto agli anni precedenti.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Sono gi&amp;agrave; emerse chiaramente le tendenze &amp;ndash; e qui lo smart working e i bonus fiscali giocano un ruolo fondamentale - che potranno rivitalizzare i centri pi&amp;ugrave; piccoli e dare nuova linfa al mercato.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;&amp;nbsp;&lt;/p&gt;</p>

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